Fusione fredda e LENR: millenovecentonovantanove modi per non farle

Il titolo riprende una citazione di Thomas Edison (1847-1931) in merito alle sue ricerche per la realizzazione della lampada a incandescenza e porta in sé una sfumatura scaramantica e di buon auspicio: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina”.

Le sperimentazioni programmate per stabilire la presenza di fenomeni di fusione fredda e LENR puntano all’individuazione di uno sbilanciamento energetico positivo in situazioni in cui l’energia elettrica viene convertita in energia termica (calore).

Moltissimi esperimenti, prove e dimostrazioni in questo settore sono invalidati perché soffrono di pesanti critiche sulle modalità di misura. In alcuni casi si riscontra che le misure sono fatte in condizioni estreme, caratterizzate da elevata incertezza e possibili fraintendimenti oppure si basano su assunzioni e ipotesi quantomeno opinabili.

Per questo motivo è stato scelto di mettersi nelle condizioni di poter effettuare entrambe le misurazioni con metodi riconosciuti essere di facile applicazione.

L’energia elettrica immessa è erogata da un alimentatore in corrente continua e la potenza elettrica è determinata dal prodotto della tensione per l’intensità di corrente. Se la tensione e l’intensità di corrente si mantengono stabili nel tempo, si manterrà costante anche la potenza elettrica immessa.

L’energia termica prodotta viene valutata misurando la variazione di temperatura su un flusso d’acqua riscaldato dal sistema.

Lo schema del setup utilizzato è rappresentato nella figura sottostante. Tensione e intensità di corrente sono dati dall’alimentatore in corrente continua, la differenza di temperatura è misurata con due termocoppie di tipo K, la portata del flusso d’acqua viene stabilita pesando quella raccolta in uscita dal sistema per un certo periodo di tempo.


Il recupero dell’energia termica per mezzo di un flusso d’acqua fornisce una misura stabile e attendibile. La scelta di limitare il recupero termico alla porzione del setup più a destra (R) ha permesso di semplificare l’apparecchiatura e di avere un basso volume di liquido nella zona di scambio termico così da ridurre l’inerzia del sistema e ottenere una risposta più rapida per la variazione di temperatura. Sempre riferendosi alla figura si può notare che alcune parti, come per esempio i cablaggi ed eventuali altri componenti elettrici intermedi (DR), non contribuiscono al riscaldamento dell’acqua e dissipano il calore direttamente nell’ambiente. Queste perdite di calore hanno un effetto penalizzante sul recupero dell’energia termica e la misura ottenuta sarà pertanto conservativa (inferiore al valore reale).

Per la ricerca di fenomeni di fusione fredda e di LENR il primo passo è definire dei principi guida che consentano di orientarsi nell’ideazione degli esperimenti.

L’idea di partenza è che in questi fenomeni l’idrogeno sia uno dei protagonisti. Questo elemento si presenta in tre forme isotopiche. La stragrande maggioranza dell’idrogeno naturale è l’isotopo in cui il nucleo è costituito da un solo protone e nessun neutrone. Meno comune è il deuterio che nel nucleo contiene anche un neutrone. Il più raro perché instabile è il trizio con due neutroni.

Dal punto di vista teorico la composizione del nucleo del deuterio lo rende più adatto a reazioni di fusione nucleare e quindi, se possibile, sarebbe una scelta da preferire rispetto all’idrogeno nel cui nucleo sono assenti i neutroni.

Fra le prime variabili da prendere in considerazione ci sono senza dubbio quelle fisiche come la temperatura e la pressione. Nel Sole il processo noto con il nome di fusione calda che dall’idrogeno porta alla formazione dell’elio è reso possibile dalle elevatissime temperature e altrettanto elevate pressioni. Quelle per la fusione calda sono condizioni che pongono ardue sfide tecnologiche e sono oggetto di studio in vari progetti internazionali di cui ITER ne è un esempio.

Con la fusione fredda e le LENR si cerca di evitare l’ostacolo costituito dalle temperature e dalle pressioni elevatissime introducendo altre variabili.

Per esempio si presume sia necessaria la presenza anche di altri elementi sotto forma di materiali. Mentre con l’idrogeno le scelte possibili erano limitate ai tre isotopi, con i materiali c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Oltre alla natura chimica potrebbe essere determinante lo stato fisico del materiale oppure un elevato rapporto superficie/volume come nelle nanopolveri.

Per arricchire senza esaurire tutte le possibilità, c’è anche il dubbio che possa essere necessaria una stimolazione che favorisca fenomeni collettivi di coerenza e di risonanza. Come con i materiali, anche in questo caso le variabili sono innumerevoli e le loro combinazioni si moltiplicano fino a dare le vertigini.

Da questa breve panoramica si intuisce che le condizioni adottabili per un ipotetico esperimento sono sostanzialmente infinite. Nella pratica la scelta risulterà limitata dalla reperibilità dei materiali e dalle caratteristiche delle attrezzature e delle strumentazioni disponibili. Verranno resi noti i risultati delle sperimentazioni eseguite senza essere un invito alla replica indipendente pubblicando le seguenti informazioni.

1) Tipo di stimolazione
2) Sostanza o in alternativa il materiale testato
3) Dimensioni dell’apparecchiatura
4) Tensione in Volt (Ve)
5) Intensità di corrente in Ampere (Ie)
6) Potenza elettrica immessa in Watt (We=Ve·Ie)
7) Portata dell’acqua in grammi al secondo (Qm)
8) Variazione di temperatura dell’acqua in gradi centigradi (DT)
9) Potenza termica generata in Watt (Wt=Qm·DT·Cp con Cp=4,184J/g·°C)
10) COP come rapporto fra la potenza termica generata e la potenza elettrica immessa (COP=Wt/We)

2 commenti:

  1. Buongiorno Giovanni,

    mi permetto di intervenire perché quanto è scritto a cappello di questo post:

    "Il titolo riprende una citazione di Thomas Edison (1847-1931) in merito alle sue ricerche per la realizzazione della lampada a incandescenza e porta in sé una sfumatura scaramantica e di buon auspicio: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina”."

    secondo me è quantomeno forviante e non va accostato al caso della cosiddetta "ricerca sulla Fusione Fredda".

    Thomas Edison, attraverso numerosissimi tentativi, ha finito per perfezionare una invenzione sostanzialmente già pre-esistente, una invenzione che risale a decenni prima grazie ad esempio al lavoro di Joseph Swan. Edison ha quindi migliorato (indubbiamente di molto) dal punto di vista tecnologico qualcosa di noto per arrivare ad avere un vero e proprio prodotto, ma non è che a seguito delle sue migliaia di tentativi falliti Edison ha finito per inventare qualcosa di totalmente ignoto ovvero scoprire uno sconosciuto fenomeno fisico, cioè quello della lampadina elettrica..

    L'idea che l'approccio di Edison possa essere in qualche modo adottato per "scoprire la FF" non sta in piedi, qui non si stratta di ricercare il modo di perfezionare una scoperta scientifica o di sfruttare un effetto fisico noto perché, al contrario del caso della lampadina elettrica, ad oggi non esiste alcuna solida prova che la FF esista, così come invece viene considerata come un fatto scontato dai fusionisti freddi.
    Dopo più di trent'anni di annunci roboanti ancora nessuna evidenza scientifica verificabile è stata mostrata alla comunità scientifica, cioè mostrata con il dovuto rigore e la solidità che una cosa del genere esigerebbe.

    Per favore cerchiamo di non mescolare aspetti ed argomenti di gran lunga diversi tra loro, perché così facendo si finisce con il far credere a chi legge che esista qualcosa (che invece è scientificamente indimostrato) inducendo quindi a pensare che basta solo fare tanti tentativi e così la FF finalmente salterà fuori.

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  2. Buongiorno Franco,
    non conoscevo così nel dettaglio gli antefatti all’invenzione della lampadina di Edison. A mio avviso quella frase è diventata famosa non tanto per la lampadina in sé, bensì per il suo significato: raggiungere un traguardo richiede costanza e tenacia.
    La ricerca è fatta di rari successi e di innumerevoli delusioni. I tentativi che non hanno portato direttamente a scoprire qualcosa di nuovo non sono fallimenti bensì conoscenza con cui costruire nuove ipotesi da sottoporre a verifica.

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Ultima pubblicazione

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Premise: "Cold nuclear fusion and LENR: one thousand nine hundred and ninety-nine ways not to do them" Introduction: "Exper...


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