Ipotesi della ganascia termica sulla produzione di eccessi di calore anomali come spiegazione dell’effetto Rossi
Nota informativa: questo post è il proseguimento di quanto pubblicato la scorsa settimana con il titolo "La ganascia termica nella generazione di calore anomalo - Sulla termodinamica e sulla cinetica"
Nell’ipotesi che il realizzarsi dell’idrogenazione nelle profondità del metallo sia effettivamente un requisito indispensabile per la comparsa di fenomeni esotermici anomali durante il raffreddamento si delineano due necessità:
1) il riscaldamento a una temperatura calda che garantisca una apprezzabile velocità di idrogenazione;
2) il mantenimento alla temperatura calda per un tempo sufficientemente lungo affinché l’idrogenazione coinvolga anche posizioni interne alla matrice metallica.
La sperimentazione minima si articola pertanto nell’indagine di due parametri caratterizzanti il processo di incubazione: la temperatura alla quale viene effettuata e la sua durata.
E' conveniente fare iniziare i cicli sempre dalla stessa temperatura fredda minima.
Nella prima fase (sbilanciamento) si provvede al riscaldamento forzato con una rampa termica costante, per esempio di 2°C al minuto, fino al raggiungimento della temperatura calda di incubazione.
Raggiunta la temperatura di incubazione desiderata, la stessa viene mantenuta costante per un tempo che verrà incrementato ad ogni ripetizione del ciclo (per esempio 10 minuti al primo ciclo, 20 minuti al secondo, 30 minuti al terzo, 60 minuti al quarto, 120 minuti al quinto, 240 minuti al sesto).
Al termine dell'incubazione il riscaldamento esterno viene interrotto e si passa alla fase di autosostentamento che porterà al raffreddamento fino alla temperatura minima.
Una volta raggiunta, il ciclo si ripete dalla fase di sbilanciamento e la successiva incubazione a tempo maggiorato.
Completata la serie di incubazioni a tempo crescente per una determinata temperatura calda, si avvia una nuova serie variando la temperatura di incubazione (che sarà superiore rispetto alla precedente).
La ganascia termica nella generazione di calore anomalo - Sull’importanza del rapporto fra la superficie e il volume del metallo
Letture consigliate: E-Cat e dintorni
Nota informativa: questo post è il proseguimento di quanto pubblicato la scorsa settimana con il titolo "La ganascia termica nella generazione di calore anomalo - Sulla termodinamica e sulla cinetica"
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1) il riscaldamento a una temperatura calda che garantisca una apprezzabile velocità di idrogenazione;
2) il mantenimento alla temperatura calda per un tempo sufficientemente lungo affinché l’idrogenazione coinvolga anche posizioni interne alla matrice metallica.
La sperimentazione minima si articola pertanto nell’indagine di due parametri caratterizzanti il processo di incubazione: la temperatura alla quale viene effettuata e la sua durata.
E' conveniente fare iniziare i cicli sempre dalla stessa temperatura fredda minima.
Nella prima fase (sbilanciamento) si provvede al riscaldamento forzato con una rampa termica costante, per esempio di 2°C al minuto, fino al raggiungimento della temperatura calda di incubazione.
Raggiunta la temperatura di incubazione desiderata, la stessa viene mantenuta costante per un tempo che verrà incrementato ad ogni ripetizione del ciclo (per esempio 10 minuti al primo ciclo, 20 minuti al secondo, 30 minuti al terzo, 60 minuti al quarto, 120 minuti al quinto, 240 minuti al sesto).
Al termine dell'incubazione il riscaldamento esterno viene interrotto e si passa alla fase di autosostentamento che porterà al raffreddamento fino alla temperatura minima.
Una volta raggiunta, il ciclo si ripete dalla fase di sbilanciamento e la successiva incubazione a tempo maggiorato.
Completata la serie di incubazioni a tempo crescente per una determinata temperatura calda, si avvia una nuova serie variando la temperatura di incubazione (che sarà superiore rispetto alla precedente).
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